Il progetto “Atleti al tuo fianco”, guidato dal dottor Alberto Tagliapietra, medico chirurgo di Montichiari con DAF in psico-oncologia e patrocinato dalla associazione Arenbì Onlus, lancia una sfida culturale: possono sportivi professionisti far sentire la propria vicinanza a chi sta lottando contro il cancro parlando di come nella vita affrontino la propria quotidianità, le sfide e gli avversari difficili dentro e fuori dal campo, gli infortuni e altri aspetti particolari del proprio lavoro? Oggi ha raccolto la sfida Beatrice Lombardo, giovane tennista di Roma che quest’anno si è guadagnata la possibilità di giocare al Foro Italico nel torneo di pre-qualificazione degli Internazionali Bnl d’Italia, in occasione dei quali ci ha fornito la sua testimonianza.
Ciao Beatrice, grazie per aver accettato di partecipare a questa nostra iniziativa. Noi ti conosciamo come giovane promessa del tennis italiano, ma per trovare la giusta sintonia per poter parlare di tematiche tutt’altro che superficiali, vogliamo conoscerti meglio: raccontaci di te in tutto ciò che fai quando non hai una racchetta da tennis in mano.
Mi chiamo Beatrice Lombardo, ho 20 anni e praticamente durante tutta la giornata mi alleno, per cui sono rare le volte che faccio qualcosa di diverso. Nel tempo libero mi piace molto girare per negozi, andare al cinema e leggere. Ascolto molta musica e una delle mie passioni principali riguarda l’approfondimento del tema dell’alimentazione corretta, non solo riguardo allo sport ma per la vita in generale,
Tu quest’anno hai conosciuto la gioia di scendere in campo al Foro Italico per il torneo di pre-qualificazione agli Internazionali BNL d’Itala, ci racconti come è successo tutto questo?
È un tragitto molto lungo quello che serve per arrivare a giocarsi quella opportunità, perché tutto parte da alcuni tornei precedenti, che devi superare per entrare nel tabellone di pre-qualificazione. Quest’anno ce l’ho fatta, anche se non è stato il mio esordio in quel torneo perché già l’avevo giocato in passato, ma solo grazie alla wild card della federazione che ti permette l’accesso saltando i tornei precedenti. Quest’anno mi sono sudata sul campo l’accesso alla fase di pre-qualificazione e trovo sia stato per me molto utile perché ho dovuto affrontare match di alto livello senza la necessità di andare all’estero.
Uno dei temi frequenti in cui si imbatte una persona costretta ad affrontare la diagnosi di tumore maligno è la sfida con un avversario che incute timore solo nominandolo. Ti è mai capitato nella vita sportiva di incontrare dall’altra parte della rete un’avversaria il cui nome ti facesse tremare le gambe?
Sinceramente non è il nome dell’avversario che mi fa tremare le gambe, ma mi capita a volte di non riuscire a recuperare la lucidità necessaria quando l’avversario dall’altra parte del campo mi fa una serie di vincenti consecutivi. In quei casi purtroppo mi è successo ancora di bloccarmi io stessa e non riuscire a trovare una soluzione: invece di concentrarmi su ciò che avrebbe potuto servirmi per superare il problema, mi sono focalizzata sul problema stesso, per cui di conseguenza non sono riuscita a risollevarmi dalla situazione di difficoltà. In quei momenti le gambe tremano davvero solo guardando il problema, ma è necessario recuperare la lucidità perduta per affrontare l’avversario e la partita, ma non sempre questo mi è risultato facile.
Hai toccato un tema molto frequente nella psico-oncologia: dover lottare per ribaltare una sfida che in certi momenti dà la sensazione di essere irrecuperabile. Ti è mai capitato di vivere partite in cui da fuori giudicassero la sfida come persa e tu in qualche modo invece riuscissi a ribaltare la situazione uscendo poi dal campo vincitrice?
Sì, più di una volta. Il nostro è uno sport particolare che offre sempre la possibilità di vincere fino all’ultimo punto, anche quando le avversità sembrano prevalere. Quest’anno mi è successo di essere in svantaggio di un set e trovarmi sotto anche nel secondo 5-3 con due match point per la mia avversaria. Sono riuscita a recuperare fino al tie break, dove ho annullato altre due palle match vincendolo e aggiudicandomi anche il set decisivo, vincendo così la partita. Secondo me è davvero una questione di fiducia, crederci fino alla fine sembra una frase fatta ma è la cosa più importante, perché se non ci credi tu, quello è il primo passo verso la certificazione della sconfitta. Anche se parti male, hai sempre fino alla fine la possibilità di ribaltare l’andamento della sfida per riuscire a vincerla, ma il primo elemento necessario perché questo si verifichi è la convinzione nella tua testa.
Ti faccio però una domanda specifica a riguardo di quel che ci hai raccontato, perché il tuo discorso è molto reale, ma vogliamo che tu ci aiuti grazie al tuo vissuto. Cosa pensi tu Beatrice in quel momento, quando stai fronteggiando due match point per la tua avversaria e se sbagli il colpo la partita finisce? Come riesci a giocare gestendo la tensione di un momento così decisivo?
Io penso solo a lottare, fino all’ultimo scambio senza mai mollare. Prima di ogni punto io mi ripeto nella testa “nessun rimpianto”, sempre. Magari in un momento della partita ti capita una palla facile e non hai il coraggio di tirarla forte; poi però se perdi, a fine gara ci ripensi e ti ripeti “se tornassi indietro, la tirerei”. Questo non deve mai succedere perché può essere pericoloso per la tua mente, anche per le sfide a venire. Per cui resto semplicemente concentrata sulla lotta, finché il campo e l’avversario me ne danno la possibilità.
La difficoltà non solo per un paziente oncologico ma anche per ogni suo familiare sta nel riuscire a impedire al tumore di invadere qualsivoglia pensiero e attività della quotidianità; allenare la mente ogni giorno attraverso la psico-oncologia è fondamentale per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Quanto conta nel tennis l’allenamento palla dopo palla, cesto dopo cesto, per farsi trovare preparati di fronte alle varie situazioni che si possono incontrare nel corso della partita, per poterle affrontare con la mentalità necessaria?
Tanto, perché preparato di fronte alle difficoltà non ci arrivi per caso, ed è necessario potersi ripetere “io mi sono allenato per questo, perciò lo posso fare”. Così facendo offri a te stesso delle opportunità in più su cui poter poggiare le basi per vincere la sfida. Certo, l’allenamento da solo non è garanzia di successo, perché affronti un avversario che lotta per un suo obiettivo tanto quanto te, però è importante potersi offrire strumenti a cui ricorrere nei momenti decisivi della sfida.
Lottare ogni giorno, anche quando le cose vanno male, anche quando i referti degli esami non sono quelli auspicati, anche quando la paura di non farcela si manifesta in maniera prepotente. Ti è mai capitato nella tua vita di avere paura di non riuscire a coronare il tuo sogno di diventare una tennista professionista?
Sì, negli ultimi due anni tantissime volte, perché quando ero più piccola vincevo molto di più e il passaggio da junior a pro mi ha messa a dura prova, minando parecchie volte il mio stato d’animo. In questi ultimi tempi va meglio, anche perché sono riuscita a capire quanto tutto questo possa dipendere da me. Tante volte ci si appiglia a concetti come “caso”, “sfortuna”, che però diventano velocemente degli alibi per non guardarsi dritti negli occhi e cogliere le proprie responsabilità, che se interpretate in maniera corretta si trasformano in opportunità. Certo, bisogna usare con fatica ogni piccola energia per ri-orientare l’atteggiamento nella direzione positiva e costruttiva, ma cogliere che questo dipende da te stesso è la chiave per moltissime situazioni. Anche in questo caso, non si può dire che questo sia sufficiente, ma è la condizione irrinunciabile per potersi costruire le proprie opportunità, per potersi giocare fino in fondo la sfida per la quale si è chiamati a scendere in campo.
Grazie Beatrice, oggi ci hai dimostrato che quello di cui stai parlando non sono soltanto parole, perché partecipare a questa sfida per una ragazza di 20 anni ed essere penetrante ed efficace come lo sei stata tu non è affatto cosa facile. Ci hai insegnato molto, e ogni persona che sta combattendo il cancro è felice di averti da oggi al suo fianco: loro hanno guadagnato un alleato, ma tu ti sei conquistata tantissimi tifosi in più, lottatori come te.