La lotta al cancro e il mondo dello sport si incontrano nel progetto Atleti al tuo fianco, con l’obiettivo di raccontare la quotidianità di chi affronta un tumore e di far sentire loro la vicinanza degli sportivi professionisti. Il progetto è patrocinato da aRenBì Onlus ed è curato dal dott. Alberto Tagliapietra, medico chirurgo bresciano con diploma d’alta formazione in psiconcologia. Entra a far parte di questa squadra Yeman Crippa, mezzofondista italiano medaglia di bronzo nei 10000 metri agli Europei di Berlino.
Ciao Yeman, con Atleti al tuo fianco la tua esperienza sulle piste di atletica diventa uno strumento per raccontare la vita quotidiana delle persone che combattono il cancro attraverso l’uso delle metafore. La prima domanda per te è introduttiva e ti permette di presentarti come persona prima ancora che come campione: chi è Yeman Crippa nella vita di tutti i giorni?
Ciao a tutti! Mi chiamo Yemaneberhan ma per tutti sono Yeman, ho 23 anni e le mie origini posano le proprie radici in Africa, precisamente in Etiopia. Il mio presente, e nei miei programmi anche il mio futuro, si chiama atletica. Vivo a Trento ormai da qualche anno e, dopo aver conseguito il diploma superiore all’istituto alberghiero, ho dedicato tutto il mio tempo e le mie energie all’attività sportiva, per cercare di raggiungere i risultati che mi sono posto come obiettivo.
Avviciniamoci ora alle emozioni di chi affronta un tumore. Quando una persona riceve una diagnosi di cancro spesso si trova di fronte un percorso di cure che può essere anche molto lungo, durante il quale si può sentire dentro di sé il dubbio che ogni fatica sia inutile. La tentazione di rinunciare a proseguire il percorso terapeutico può farsi strada nella mente fiaccata nelle certezze. La tua specialità è caratterizzata dalla corsa di lunghe distanze: ti è mai capitato, durante una di queste competizioni, di sentirti stremato e di desiderare di mollare tutto?
Sì, ritengo che tutti gli atleti abituati a percorrere queste lunghe distanze conoscano questo tipo di sensazione. A me è capitato molto spesso di sperimentare questo tipo di crisi: talvolta dal punto di vista fisico, qualche altra volta da un punto di vista psicologico. Il più delle volte riesco a superare questi momenti di difficoltà e concludere la gara, ma in un paio di occasioni mi è capitato di dovermi fermare perché non ero nelle condizioni di proseguire. Per chi osserva è difficile cogliere quanto conti il dominio della mente, la fatica fisica è soltanto più evidente.
Il desidero della fine di un ricovero è presente come un conto alla rovescia per una famiglia che vive un periodo di vita in un reparto oncologico. È importante offrire risposte realistiche alla domanda “quanto dovrò restare ancora in ospedale?” perché ci possa essere un orientamento concreto, anche se non è sempre facile prevederlo con precisione. Quando corri, ti capita di rivolgere a te stesso la domanda “quanto manca alla fine”?
Sì, capita molto spesso, perché le mie corse sono sempre su distanze prestabilite e lunghe. Questa domanda ricorre maggiormente quando mi sento fisicamente più stanco, lo trovo normale perché è un segnale che la testa richiede per valutare le energie che si hanno ancora a disposizione, fisiche e mentali, per completare lo sforzo richiesto. Se capita di sbagliare un calcolo, anche solo un giro in più ti sembra il più faticoso di tutti: posso immaginare cosa significhi se viene prolungata una situazione ben più difficile come un ricovero ospedaliero, con il desiderio di tornare tutti a casa.
Il tempo a disposizione per pensare e parlare da soli improvvisamente aumenta per chi affronta un tumore: è importante integrarlo con letture piacevoli, esercizi di pensiero orientato e con dialoghi interni: la nostra mente di fronte alle incertezze tende a vivere un disorientamento che la terrorizza. Nelle lunghe distanze che percorri nelle tue competizioni, instauri un dialogo con te stesso o sgombri la mente restando concentrato sul gesto sportivo?
A me capita poco di parlare con me stesso in gara, perché anche se da fuori può sembrare strano, per chi pratica le mie distanze il tempo viene più dedicato alla concentrazione costante. Immagino invece che questa realtà sia molto presente per esempio tra i maratoneti. Durante gli allenamenti invece mi capita spesso di ascoltare la musica, che trovo di grande aiuto in quanto in un certo senso mi distrae da quanto sto facendo e mi permette di sentire meno la fatica o la noia di un esercizio molto ripetitivo.
Il piacere di mangiare è un elemento che spesso si perde in oncologia, sia per le difficoltà legate alle nausee, sia per situazioni prettamente meccaniche, sia perché la percezione dei sapori cambia sotto l’effetto di farmaci. Tornare a mangiare con gioia spesso si abbina con un momento di felicità ritrovata. Raccontaci il tuo rapporto con l’alimentazione da atleta professionista.
Noi atleti abbiamo a disposizione un dietologo e un nutrizionista, ma l’indicazione generale è quella di una dieta piuttosto tradizionale, nutrendoci di cibo sano ed evitando il cibo-spazzatura. Sulla mia tavola al mattino puoi trovare pane, marmellata e bresaola, a pranzo pasta e verdure e a cena verdure, carne o frittata. Non ho gusti particolari né strani, per cui riesco ad orientarmi in questo regime per me necessario e non sento il desiderio di fare trasgressioni a queste regole di base.
Dalle esperienze raccolte da molti pazienti guariti, in molti raccontano di affrontare le difficoltà in modo diverso, maggiormente consapevoli di essere in grado di superare anche prove molto difficili. Quanto la tua vita personale ti è d’aiuto nel superare le tue difficoltà nella prova agonistica?
Il ricordo degli ostacoli superati in passato mi viene spesso in aiuto quando mi trovo di fronte ad una difficoltà. Quando sono sul punto di mollare, sento una vocina dentro di me che mi dice “hai superato prove più dure di questa, tieni duro e supererai anche questa!”. Questo vale sia nella vita che nell’atletica: gli ostacoli che abbiamo affrontato ieri ci hanno preparato ad essere in grado di superare le difficoltà di oggi. Tutta la vita è un percorso con gioie e difficoltà, ogni situazione che superiamo ci farà trovare meglio allenati per quella successiva.