In questi giorni si sta sollevando un fitto dibattito riguardo alla notizia che la W.H.O. (detta anche OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità) abbia inserito la carne trattata negli agenti sicuramente cancerogeni e la carne rossa in quelli probabilmente cancerogeni.
Articoli, interventi, servizi, conferme e smentite hanno riempito gli organi di informazione generando secondo me molta confusione;
(fonti: WHO Press Release n.240 e WHO Q&A on the carcinogenicity of the consumption of red meat and processed meat)
Cominciamo dal chiarimento di ciò a cui si fa riferimento:
- con il termine “carne rossa” hanno indicato e studiato la carne originata dalle parti muscolari di mammiferi quali manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra;
- con il termine “carne conservata” ci si è riferiti invece a quella carne che è stata trasformata attraverso salatura, stagionatura, fermentazione, affumicazione o altri processi per migliorarne la conservazione e il sapore (principalmente wurstel, affettati, insaccati e carne in scatola)
Ciò che lo studio afferma è che un consumo quotidiano di 50 grammi di carne trattata aumenta del 18% (quindi, meno di 1/5) la probabilità di incorrere in tumore del colon-retto; il rischio aumenta proporzionalmente all’incremento della quantità consumata quotidianamente.
Questo dato è sufficiente per inserire la carne trattata nella famiglia degli agenti sicuramente cancerogeni; tuttavia riportare solo questa frase come notizia non fa altro che generare confusione:
l’aumento di probabilità di incorrere in tumore del colon-retto è infatti dimostrato per un suo consumo ogni giorno di almeno 50 grammi. Ciò significa che un consumo occasionale o un consumo quotidiano al di sotto di 50 grammi di carne trattata non ha scientificamente alcuna dimostrazione di fattore di rischio tumorale.
Oltretutto, affermare che la carne trattata sia stata equiparata al fumo come agente cancerogeno è un ulteriore enorme generatore di confusione: è vero che essa è stata inserita nel gruppo degli “agenti sicuramente cancerogeni” tanto quanto il fumo di tabacco, ma all’interno della stessa famiglia il potere cancerogeno dei vari elementi è molto diverso.
Questo studio ha infatti mostrato l’aumento di circa 1/5 di probabilità di incorrere in tumore del colon per il consumo quotidiano sopra i 50 grammi di carne trattata, mentre il rischio incorrere di tumore al polmone di chi fuma almeno 20 sigarette al giorno rispetto a chi non fuma, a parità di altri fattori di rischio, è circa 20 volte più alto (fonte: Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro), e stiamo parlando solo di tumore al polmone.
Tradotto in frazioni e nelle quantità citate, nel caso della carne trattata stiamo parlando di un aumento di rischio di 1/5 rispetto a chi non ne consuma, nel caso del fumo di sigaretta si parla di un aumento di rischio di 100/5 rispetto a chi non fuma.
Quindi, fumo e carni trattate sono nella stessa famiglia di agenti sicuramente cancerogeni, ma il loro potere cancerogeno è totalmente diverso.
Per quel che riguarda la carne rossa, da questo studio è emersa una limitata evidenza del suo potere di generare tumore del colon-retto; siccome in questi comunicati l’uso di una parola rispetto ad un’altra è di fondamentale importanza, “limitata evidenza” significa che è stata rilevata una relazione tra incidenza di tumore del colon-retto e consumo di carne rossa; tuttavia, non è stato possibile escludere altri fattori che possono concorrere a questo aumento di tumore, togliendo la certezza del potere cancerogeno della carne rossa.
Traducendo letteralmente a pagina 3 del comunicato ufficiale “WHO Q&A on the carcinogenicity of the consumption of red meat and processed meat”, viene detto che “Mangiare carne rossa non è tuttora stato dimostrato con certezza possa aumentare il rischio di cancro […] Tuttavia, qualora in successivi studi venisse dimostrato con certezza questo suo potere, i dati di questo studio suggeriscono che il rischio aumenti del 17% in seguito al consumo quotidiano di 100 grammi di carne rossa”
Quindi, in sintesi, per la carne rossa si sospetta possa aumentare di circa 1/6 il rischio di tumore di colon-retto se la si consuma per almeno 100 grammi ogni giorno; tuttavia, basandosi la medicina su dimostrazione ed evidenza e non su sospetti, attualmente la carne rossa non è un cancerogeno certo.
Sicuramente, la notizia riportata nel suo effettivo significato avrebbe tolto sensazionalismo e dibattito intorno ad essa: avrebbe guadagnato attendibilità scientifica, ma avrebbe perso potere giornalistico.
Da medico e professionista in psiconcologia, trovo fondamentale la chiarezza della comunicazione:
ognuno deve sentirsi libero di fare le proprie scelte di alimentazione, per questo riportare informazioni in maniera corretta è fondamentale per aiutare a comprendere quegli elementi che ogni persona utilizzerà liberamente per scegliere in maniera autonoma quel che reputa migliore per sé.