Il coraggio di preoccuparsi e la necessità di distrarsi

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La vita che stiamo affrontando in questo periodo ha fatto prendere coscienza che ci stiamo misurando con un nemico che riguarda tutti e di come il comportamento di ogni singola persona generi effetti di protezione o esposizione ad un rischio per tutta una comunità.

È molto difficile però combattere un avversario tutti insieme quando la realtà ci divide prepotentemente in una variabilità di stati d’animo che vanno da chi aspetta l’orario per cantare una canzone in gruppo dal balcone a chi non sa se sperare o meno che possa suonare quel telefono su cui arriverà una notizia della mamma, ricoverata in terapia intensiva da sei giorni e non più vista.

Proprio per questo, è normale non essere coesi su tutto: il problema sanitario è globale, le ripercussioni dello stesso sono individuali. La noia di una normalità quotidianamente ripetitiva per alcuni è un fastidio da allontanare, per altri un sogno di cui sarà difficile riappropriarsi.

Avvicinare con la conoscenza la realtà infernale a cui sono sottoposte diverse persone in questo momento può terrorizzare, ma dobbiamo tenere ben distinti panico e preoccupazione. Conoscere la realtà è determinante per capire cosa stiamo vivendo e cosa si possa fare per tutelare se stessi e gli altri: il mondo reale in questo momento ci mostra che possiamo e dobbiamo avere il coraggio di sentirci preoccupati, perché la situazione è complessa.

Sulla consapevolezza di quanto sta succedendo e nel rispetto delle indicazioni del decreto, ognuno di noi ha poi la legittima libertà di esaudire i propri desideri di distrazione dal tema stesso: sarà un modo per rendersi conto che la vita, individualmente colpita dal problema #coronavirus, ha spazi personalmente variabili anche per altri elementi, emozioni, stati d’animo.

È nelle nostre possibilità riuscire a scavare un ideale corso d’acqua che possa, in questo difficile periodo, guidarci nel suo percorso con due simmetriche sponde chiamate preoccupazione e distrazione: ci permetterà di orientare le nostre giornate comprendendo con realismo i problemi sanitari globali ed individuali, ricercando la salvezza della qualità della vita, nostra e di chiunque altro, anche al di fuori del problema stesso.

Sarà un modo per non ferire né ignorare le emozioni e il vissuto di ognuno, comprendendo che sia se sapremo aiutarci a vivere la preoccupazione senza trasformarla in panico, sia se sapremo prenderci cura già da ora di chi sta vivendo un dolore dilaniante per il quale fare pace con la vita diventa molto complesso, potremo guardarci tutti negli occhi con onestà, con certezza di rispetto e senza esitazioni mentre ci diciamo l’un l’altro “Andrà tutto bene”.

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