Quando nella propria vita si prende contatto con la notizia di una persona che si è ammalata di cancro, non si è mai pronti all’evento: il bisogno fisiologico di certezze su cui costruiamo la nostra quotidianità viene scosso da un elemento inaspettato e indesiderato. Figuriamoci quando la diagnosi riguarda un nostro familiare, un nostro genitore, magari proprio noi stessi.
Ma ci si deve in qualche modo preparare all’incontro con la notizia di un tumore?
Di cancro, si può guarire e si può morire; col cancro, si può anche convivere a lungo. Anzi, molto spesso ci si deve convivere, giorno dopo giorno, come con un ospite che non si vede l’ora di accompagnare all’uscio in modo definitivo. Culturalmente però, siamo abituati ad occuparci di tumori solo quando la diagnosi ci coinvolge direttamente, in prima persona o per qualcuno a cui vogliamo bene.
In Italia, ci sono attualmente 3,4 milioni di persone che hanno ricevuto una diagnosi di cancro.
Il 6% circa della popolazione, ha vissuto o sta vivendo la battaglia contro il cancro. Proviamo a pensare intorno ad ogni singola diagnosi, quanti parenti, amici e colleghi siano coinvolti: il numero di Italiani che ha conosciuto nella propria vita l’incontro con un tumore maligno, su di sé o accanto ad una persona cara, è elevatissimo. Forse non ce ne rendiamo veramente conto, o più probabilmente è un pensiero che ci infastidisce, ma è molto probabile che lungo il corso della nostra vita, abbiamo sempre conosciuto qualcuno che stesse affrontando un tumore.
Attualmente, più del 60% di chi riceve una diagnosi di cancro, guarisce.
Nonostante si stia parlando della maggioranza, non si può certo prendere questo dato come una vittoria: esso infatti certifica come quasi il 40% muoia. I progressi della medicina stanno elevando la sopravvivenza e la qualità della vita, ma attenzione: il dolore di chi ha perso una persona cara per un tumore, è una ferita che rimane aperta. Se parliamo di guarigione, non ci stiamo rivolgendo solo a chi è guarito: le nostre parole vengono recepite da tutti e, in base al proprio trascorso, trasformate in emozioni.
La guarigione è l’obiettivo principale?
Sì, ma non è in alcun modo l’unico. L’errore più grande che si possa fare, è considerare la guarigione il solo obiettivo. Ogni persona che si ammala desidera guarire; di ogni persona benvoluta che sappiamo ammalata, desideriamo la guarigione. Ma ricondurre la lotta contro il cancro a questo seppur fondamentale obiettivo, riduce un percorso quotidiano lungo e difficile all’attesa di un esito finale. Affrontare un tumore è una sfida che si rinnova ogni giorno, per chi ha ricevuto la diagnosi, per chi gli vive accanto o lo conosce solo un po’, per chi è guarito e per chi sa che dovrà morire. In questa sfida, per tutte queste persone, il vero obiettivo è la qualità della vita. E il disagio che può generare l’incontro improvviso con una diagnosi di tumore, è una sensazione che ogni giorno si ripresenta sotto infinite forme di paura: di stare male, di perdere, di piangere, di sapere, di non sapere cosa fare, cosa dire.
Paura di avere paura.
Vivere in una condizione di paura, penalizza fortemente la qualità della nostra vita. Ma il coraggio non è un atto razionale, bensì la fisiologica evoluzione che i nostri pensieri manifestano in seguito all’incontro con un nuovo elemento: la conoscenza. Sapere cosa possa succedere, capire quali percorsi si possano verificare, comprendere concetti scientificamente complessi, è fondamentale per inaridire il terreno della non conoscenza, in cui affonda le proprie radici la paura.
Conoscere per prevenire.
Attualmente non siamo in grado di sconfiggere universalmente i tumori, ma possiamo fare molto per ridurre la loro capacità di generare paura. Se il cancro è un elemento che compare costantemente nella storia della nostra vita, sullo sfondo o in primo piano, portandoci a conoscenza di cosa realmente si tratti miglioriamo la qualità della nostra vita: individuale e a fianco di chi lo sta vivendo, sottraendo spazio alla paura. Per questo è importante parlare di cancro alle persone.
Dott. Alberto Tagliapietra
Medico chirurgo – Cod. Reg. 09242 Albo Medici di Brescia
Diploma A.F. in Psiconcologia – Università Sapienza Roma