Dottore, non me lo nasconda: l’ho letto sul giornale.

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La ricerca contro il cancro sta compiendo passi da gigante;

ogni giorno in tutto il mondo migliaia di studiosi lavorano con impegno per testare l’attendibilità scientifica di intuizioni, ipotesi e nuove scoperte; ci sono dei procedimenti metodici e rigorosi che coordinano la ricerca che non possono essere elusi al fine di garantire la scientificità degli studi e l’efficacia di quel che andrà ad offrire ai pazienti.

Questa procedura, che assicura affidabilità, ha però un costo sia per quel che concerne il denaro sia, soprattutto, in termini di tempo: gli studi in materia oncologica necessitano di applicazioni, modifiche e osservazioni che durano anni.

Nel corso di questo lasso di tempo, alcune scoperte che sembravano straordinarie si rivelano inefficaci o scientificamente inattendibili, altre confermano la propria validità, altre ancora mostrano proprietà di applicazione inimmaginabili ad inizio del lavoro.

Inevitabilmente, si crea un ampio intervallo di tempo tra il momento in cui si rilevano dati di affidabilità dello studio e il momento in cui la popolazione può usufruire del farmaco o della tecnica diagnostica oggetto della ricerca stessa.

Tutto questo porta a un’incompatibilità tra la divulgazione giornalistica dei risultati preliminari di uno studio oncologico e la corretta ricezione della notizia da parte di chi sta affrontando le molteplici difficoltà cui obbliga un cancro.

Leggere infatti di una scoperta che potrebbe, se si dimostrerà affidabile e scientificamente attendibile, rivoluzionare il percorso di diagnosi o terapia di un tumore maligno tra qualche anno, è tutt’altro che semplice per chi sta affrontando un percorso oncologico e si scontra con i limiti, i fastidi e le invasività delle tecniche attuali, soprattutto se non si mette in luce chiaramente che ciò che si presenta non è al momento né disponibile, né scientificamente dimostrato (e quindi, non è medicina).

Il dubbio che esistano tecniche più agevoli e efficaci che non vengono messe a disposizione è un nemico insidiosissimo nella mente di chi affronta ogni giorno il pericolo di sentirsi pronunciare le parole “tardivo” e “incurabile”.

È esattamente quello che sta succedendo in questo periodo con la notizia della presentazione di un test in grado di fare diagnosi di tumore attraverso la saliva:

più di 130 testate on-line hanno riportato la notizia, quasi nessuna ha messo in evidente luce che si tratta di una sperimentazione ancora da sostenere e che, quindi, la tecnica diagnostica non è attualmente né affidabile né, tantomeno, disponibile.

Prendiamo quindi l’annuncio come un auspicio per tempi venturi in cui ci auguriamo test del genere abbiano dimostrato la propria efficacia, ma al tempo stesso difendiamoci da un’informazione che rischia di creare confusione tra il percorso attuale quotidiano e le aspettative e speranze future.


 

Graphic Credits

By Tom Ellenberger, Washington University School of Medicine in St. Louis. – Biomedical Beat, Cool Image Gallery, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1604274

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