Saper leggere una notizia per capire dove stia la vittoria

Il 28 aprile, presso la sala Capitolare del Senato della Repubblica, AIOM ha organizzato l’evento “Lo stato dell’oncologia in Italia”, un incontro in cui sono stati presentati numeri e aggiornamenti riguardo la situazione tumori nel nostro paese.

Come riportato da LaRepubblica nel suo portale Oncoline  (link alla fonte notizia),

cancro vittoria articolo LaRepubblica

la notizia che ha mosso gli entusiasmi è un dato numerico:

attualmente in Italia su dieci persone che ricevono una diagnosi di tumore maligno, sette riescono a superare la malattia. 

Fermiamoci un secondo e cerchiamo di capire cosa questa statistica ci stia dicendo, con la pazienza necessaria per comprendere il linguaggio dei numeri.

Ogni giorno in Italia vi sono circa 1000 nuove diagnosi di tumore maligno (fonte: AIRC), ciò significa che secondo i dati riportati da AIOM, 700 delle persone che ricevono questa diagnosi, supereranno la malattia. Se avete una percezione di vittoria di fronte a questi dati, vi invito garbatamente ad abbassare le braccia, giusto il tempo di una riflessione a riguardo.

Sentirsi vittoriosi perché il 70% della popolazione diagnosticata di cancro guarisce lo trovo, personalmente, una grandissima mancanza di rispetto verso chi non ha avuto e non avrà possibilità di far parte di quel 70%, verso chi non è riuscito o non riuscirà a guarire, verso chi ha lottato al fianco di una persona cara ammalata ed ora si trova a doverne elaborare il ricordo in direzione positiva per contrastare il dolore indotto dalla mancanza. Oltretutto, stiamo affermando che ogni giorno 300 persone ricevono una diagnosi di tumore maligno senza possibilità di guarire; a mio parere siamo ancora molto lontani da una situazione da braccia alzate.

Dove sta quindi la buona notizia? Ragioniamoci sopra ancora un momento.

Ci sono almeno due aspetti importanti che emergono attraverso questa statistica.

Il primo, è la progressione di questo dato: nel 1992 infatti, la percentuale di sopravvissuti dopo cinque anni dalla diagnosi era del 46%, nel 2007 era del 60%. Questo mette in luce il percorso che la medicina e la ricerca scientifica stanno facendo perché sia la realtà dei fatti a cancellare dal vocabolario medico l’espressione “Male incurabile”.

Il secondo aspetto invece è per chi in questo istante sta lottando contro il cancro, che deve sapere che ci sono dei validi motivi per cui sopporta sofferenze fisiche ed emotive estenuanti. In questa battaglia contro il tumore, l’esercito di chi non sa a quale esito andrà in contro è molto numeroso: questa notizia deve incoraggiare nel profondo dell’animo queste persone, perché è su dati reali che si basa la possibilità e probabilità di superare la malattia.

Le braccia alzate sono quelle di ogni singolo uomo o donna che hanno vinto questa battaglia e la cui onda di vittoria deve muovere l’animo di chi sta combattendo oggi; tuttavia ricordiamoci che il nostro lavoro, da medici in ambito oncologico e psico-oncologico, va non solo diretto a chi ha la possibilità di giocarsi una sfida che possa portarlo ad alzare le braccia, ma anche alla tutela della qualità della vita di chi, sia pur in minoranza, riceve insieme alla diagnosi di tumore la certezza che non lo supererà.

La vera vittoria di noi medici sta nel riuscire ad elevare la qualità della vita di ogni singola persona ammalata e di chi la circonda: questo è ciò a cui siamo chiamati mentre la ricerca ci fornisce nuovi elementi da utilizzare che permetteranno a sempre più persone di poter sconfiggere il cancro.

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