Ogni anno in Italia nascono più di 450.000 bambini: nuove storie individuali e familiari che prendono forma e nome, riempiendosi di gioie, paure, pensieri, soddisfazioni, impegno e amore.
È molto facile e bello immedesimarsi in chi vede il proprio figlio nascere, crescere, evolvere: si rivivono momenti del passato in cui si è diventati genitori, si cullano sogni del futuro in cui lo si diventerà.
È molto meno bello e facile pensare a chi un figlio lo ha perso o lo sta perdendo: immaginare un dolore così profondo ci fa star male e ci angoscia. Eppure, per quanto si possa voler discostarne la mente, persone che hanno visto morire un figlio esistono, e sono moltissime.
Possiamo decidere di nascondere la testa sotto terra per non vederle, perché le emozioni che potremmo provare ci spaventano; possiamo invece sforzarci di capire che, per quanto devastante, è una realtà del mondo in cui viviamo e che riguarda esseri umani, donne e uomini come noi, che non hanno certo scelto di vivere un’esperienza simile.
Io non ho mai incontrato di persona Federico Luzzi, tennista di Arezzo scomparso all’età di 28 anni il 25 ottobre di 9 anni fa per le complicanze di una leucemia mieloide acuta; l’ho però conosciuto attraverso i racconti e gli sguardi di sua madre Paola e della sorella Francesca [NdR Atleti Al Tuo Fianco]. Ho visto il loro profondo dolore, ma non solo: ho potuto ammirare ben altro.
Quando muore una persona in età giovanile, non c’è solo chi ha perso un figlio: esiste anche chi si porta tutta la vita dentro di sé il lutto di un fratello scomparso, di un amico perduto, di un fidanzato con cui si costruivano sogni, di un collega con cui si condividevano tempo e passioni. Il dolore che si prova per la perdita di una persona è pari al valore della vita, di cui riusciamo a misurare la potenza solo nella scomparsa, non nella presenza.
Paola e Francesca sono uno splendido esempio di re-azione, di come attraverso l’agire, chi sopravvive possa dare ancora valore ad una vita che trova così il modo di celebrare il suo essere esistita.
Dalla loro testimonianza, molte persone trovano conforto.
Dalla loro azione e volontà, sono nate Asso Fede Lux e Ail Arezzo Federico Luzzi, associazioni che si occupano di migliorare le condizioni di vita di chi sta affrontando una malattia onco-ematologica.
Reagire non vuol dire annullare il dolore.
La perdita di un figlio e di un fratello crea un cratere nell’anima che accompagna eternamente. Ma anche Paola e Francesca, come Federico, hanno avuto un’unica vita in dono per sé e nessuno di loro tre ha scelto che l’esistenza di Federico si interrompesse così presto e di conoscere emozioni tanto drammatiche.
È fondamentale accorgersi di come attraverso la loro re-azione, ovvero l’agire in conseguenza di un evento tanto tragico, stiano dando sia ulteriore valore alle vite proprie e di Federico, sia forza e sostegno a chi si trova a vivere condizioni simili, con la paura di perdere un figlio o la certezza di non riabbracciarlo più.