In questi giorni è uscito nelle librerie un testo intitolato “Tutto bene – La mia doppia vittoria contro il tumore” (Ed. Sperling & Kupfer): è la storia di Francesco Acerbi, un ragazzo di 27 anni che di professione fa il calciatore.
Nel luglio 2013 Francesco firma un contratto per una squadra in serie A e, durante le visite di routine, l’équipe medica si accorge che negli esami ematochimici ci sono valori indicativi di una possibile patologia urogenitale; dopo un controllo ecografico a Francesco viene diagnosticato un tumore al testicolo e immediatamente viene sottoposto ad intervento chirurgico.
A due mesi di distanza dall’operazione, Francesco esordisce con la maglia della sua squadra in una gara ufficiale, ma a degli esami antidoping viene rilevato un valore fuori dai parametri standard di gonadotropina corionica, un ormone inserito nella tabella delle sostanze dopanti per le sue proprietà anabolizzanti, ma anche un marker tumorale del seminoma testicolare.
Francesco per questo valore fuori norma riceve una sospensione dal CONI, e approfondendo le ragioni dell’anormalità di tale valore si rileva una recidiva della malattia precedentemente operata. Viene ricoverato per due mesi e si sottopone a quattro cicli di chemioterapia, al termine dei quali progressivamente riprende il suo lavoro di calciatore e torna in campo a fine aprile 2014. Dopo una serie di ottime prestazioni, il 18 Novembre 2014 fa il suo esordio con la maglia della Nazionale Italiana; a tutt’oggi gioca nel reparto difensivo dell’US Sassuolo Calcio in Serie A.
In Italia, la neoplasia testicolare è il tumore più frequente nei maschi con meno di 50 anni e ogni anno ne vengono diagnosticati più di duemila, con un picco di incidenza tra i 15 e i 35 anni (fonte: Associazione Italiana Oncologia Medica, “Linee guida sul tumore del testicolo”, anno 2013); questo significa che la storia di Francesco, nella sua unicità, è un evento che stanno vivendo in prima persona molte persone giovani e altrettante famiglie in questo preciso istante. La diagnosi, lo sconvolgimento della quotidianità, la sospensione dell’attività scolastica-lavorativa-sportiva, il conflitto tra i propri sogni e la realtà, le ricadute, l’isolamento, le terapie: tutti questi sono solo una piccola porzione delle difficoltà enormi che si presentano nel percorso oncologico, e il timore che sia impossibile che tutto torni come prima è un nemico che si insidia in maniera subdola nelle pieghe dell’animo di chi combatte contro questi macigni.
La condivisione dell’esperienza da parte di persone che hanno vissuto queste tappe è a mio parere uno strumento straordinario per allontanare il senso di isolamento e la paura dell’ignoto sul futuro prossimo e remoto che invadono la mente di chi si trova ad affrontare un avversario chiamato cancro. Vedere Francesco in campo e conoscere la sua storia è importante, perché è riuscito in ciò che molte persone ammalate di tumore visualizzano come la vittoria più grande: ripristinare la normalità nella propria vita quotidiana.